Cosa dice la nuova normativa del Codice della Crisi e dell'Insolvenza

Il nuovo Codice della Crisi: cosa dice in sintesi

La normativa in caso di crisi e debiti aziendali

Il Codice della Crisi e dell’Insolvenza è il nome più utilizzato per riferirsi al D. Lgs. n. 14 del 12 gennaio 2019 (c.d. CCI) che ha riformato la legge fallimentare, nonché alle modifiche successive intervenute.
Il Codice della Crisi e dell’Insolvenza del 2019 era una disciplina normativa volta per gestire la crisi dell’impresa, ovvero uno stato di difficoltà economica che espone all’insolvenza e all’incapacità imprenditoriale di adempiere le obbligazioni.
Abolendo la parola ‘fallimento’ e sostituendola con ‘liquidazione giudiziale’, il codice della crisi d’impresa aveva fondamentalmente l’obbiettivo di prevenire lo stato di crisi d’impresa e di cercare di tutelare la capacità imprenditoriale anche nel caso di verificarsi di una crisi.
Il Codice della Crisi e dell’Insolvenza del 2019 riformava la vecchia legge fallimentare, anche sulla base delle spinte europee, mirando più a prevenire l’insolvenza che non a curarla, e inoltre unificava in un unico corpus normativo la disciplina della crisi d’azienda ma anche dei privati cittadini. Vediamo cosa prevedono le nuove modifiche.

I nuovi assetti del Codice della Crisi 2022

Il D. lgs. n. 83/2022 che ha recepito la Direttiva UE 2019/1023, ha sancito la nascita del c.d. nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza, che contiene alcune novità fondamentali: ecco quali sono le principali in sintesi.

  • Inserimento di nuovi obblighi di salvaguardia (misure organizzative, contabili, amministrative), per iniziare la ristrutturazione dell’azienda nelle primissime fasi della crisi;
  • elencazione di segnali di allarme dettagliati che devono consentire l’attivazione degli organi societari, per poter intervenire più velocemente quando vi siano avvisaglie di difficoltà per l’impresa di onorare le obbligazioni prese;
  • normativa più di dettaglio che riguarda la disciplina della crisi e della ristrutturazione di gruppi di aziende;
  • tutela della continuità aziendale, grazie alla previsione di istituti che consentono di proseguire l’attività dell’azienda in caso di crisi piuttosto che procedere alla liquidazione della stessa.

Non finisce qui. Il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza infatti contiene anche:

  • una nuova definizione dello stato di crisi, che diventa più specificamente quello stato che rende probabile l’insolvenza. Per l’impresa, è individuabile come inadeguatezza dei flussi di cassa che impediscono di adempiere in modo regolare alle obbligazioni per i dodici mesi successivi.
  • La disciplina degli strumenti per regolare la crisi e l’insolvenza (i c.d. SRCI), prevedendo anche un piano di ristrutturazione omologato.
  • Introduzione di un processo unico per consentire all’imprenditore di accedere agli SRCI.
  • Un’analisi degli “assetti adeguati” che ogni impresa deve adottare per rilevare la crisi prima che si manifesti.
  • Un nuovo istituto, quello dell’esdebitazione.

Cosa cambia col nuovo Codice della Crisi?

Uno dei cambiamenti più radicali dall’entrata in vigore del Codice della Crisi e dell’Insolvenza (ecco qui le novità) è il fatto che il sistema d’allerta viene accantonato. La nuova disciplina infatti preferisce agevolare l’implementazione di assetti preventivi e che rilevino la crisi prima che si manifesti, prevedendo anche un istituto, la ‘composizione negoziata’, prevista dagli arte. da 12 a 25 quinquies del CIII riformato. Esso è un accordo extragiudiziale e di natura confidenziale, sempre su base volontaria, che può essere attivato dall’imprenditore e che permette di ricorrere alla nomina di un esperto super partes, in caso di difficoltà per l’impresa, per superare lo stato di dissesto economico quando sembra ragionevole sperare nella risoluzione della crisi.
La gestione della società, sotto la composizione negoziata, deve avvenire in modo da garantire il più possibile la stabilità dell’impresa e la tutela dell’interesse dei creditori.
Fra l’altro, il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza obbliga gli organi di controllo della società, in caso si verifichino i presupposti che possono attivare la composizione, a segnalare agli organi amministrativi che vi è questa possibilità.
Risulta quindi chiaro come l’evoluzione della normativa dell’insolvenza aziendale, con questa nuova riforma attiva dal 15 luglio 2022, sia sempre più volta a permettere all’imprenditore di utilizzare strumenti di prevenzione o di gestione tempestiva del dissesto (prima che esso divenga una vera crisi aziendale), favorendo sia la continuità d’impresa che la risoluzione meno traumatica possibile dell’azienda, in ottica di garantire il risanamento e di diminuire il ricorso alle procedure di liquidazione aziendale.
Le nuove ipotesi di crisi saranno quindi gestite alla luce dei procedimenti e degli istituti del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza, mentre invece le questioni che erano già pendenti alla data del 15 luglio 2022 continueranno ad essere disciplinate dalla normativa pregressa.